“Fare due cose contemporaneamente è non fare nessuna delle due.”
Publilio Siro
Multitasking è un termine di origine anglosassone che identifica la capacità di gestire più compiti (tasks) contemporaneamente. Analogamente una persona è in multitasking quanto riesce ad eseguire più lavori nello stesso momento.
Dal momento che non ho mai letto Focus, mi sono sempre vantato di avere un solo neurone. Questo perché non riesco proprio a fare due cose contemporaneamente. Mia moglie, invece, riesce molto meglio a portare avanti più cose allo stesso tempo. D’altro canto le donne sono superiori… lo ha detto anche Giacobazzi, no? Fatti due risate, ascoltalo su YouTube.
Scherzi a parte molte persone, uomini o donne non ha importanza, si pregiano di riuscire a gestire un’infinità di cose simultaneamente. Hanno un’agenda fittissima e riescono a seguire tutto, senza nessun tipo di problema.
Ma è davvero così?
Il Mito del Multitasking
Nell’estate del 2009 il professor Clifford Nass della Stanford University fece un interessante studio su un’amplia platea di 262 studenti. Vennero successivamente suddivisi in due gruppi: i grandi multitaskers e quelli che si trovano saltuariamente in multitasking. Il risultato del test fu sorprendente.
Dopo aver seguito i risultati accademici di questi studenti il professor Nass arrivò ad una semplice conclusione: “I multitaskers erano semplicemente pessimi in tutto”.
Questo perché il multitasking è un mito, una bugia, un concetto fortemente sbagliato e fuorviante. Sono più che convinto che chiunque affermi il contrario non ti sta dicendo la verità. L’unico risultato che certamente avrai con il multitasking sarà che non riuscirai a fare bene nessuno dei compiti che stai cercando di svolgere parallelamente.
L’idea di multitasking viene associata al computer, macchina efficientissima e ultraveloce, che lavora con successo in multitasking. Anche se noi non siamo certamente delle macchine, in realtà neppure i computer lavorano contemporaneamente su più fronti.
Anche loro, invece, svolgono un solo lavoro alla volta ma, dal momento che sono in grado di passare tra un compito e l’altro molto rapidamente, creano l’illusione di riuscire a gestire più compiti contemporaneamente.
I tempi moderni nei quali viviamo non ci rendono certamente la vita facile: mentre cerchiamo di produrre uno sforzo premeditato, siamo costantemente bombardati da sollecitazioni di tutti i tipi che cercano di distrarci.
Un collega entra nel tuo ufficio, un messaggio sul cellulare, Amazon alla porta, un call center che vuole farti risparmiare su luce e gas, i tuoi social che “bippano” all’impazzata, una pioggia incessante di e-mail in arrivo… Insomma penso di averti reso il punto.
Ed in un quadro di questo tipo pensi che dovresti cercare di fare due o più cose contemporaneamente? Non credo proprio.
Il Task Switching
Il nostro cervello è in grado di lavorare efficacemente su un solo compito alla volta e, quando passi da un task ad un altro si verifica quello che gli studiosi chiamano task switching, il passaggio tra un compito ed un altro. Quando questo cambio avviene il tuo cervello deve “caricare” il programma giusto ed iniziare il nuovo compito.
Se passi tra tagliare l’insalata ed apparecchiare la tavola non sarà un grosso problema, ma se stai facendo un calcolo complesso e ti suona il telefono, interrompendo tutti i tuoi ragionamenti, con tutta probabilità dovrai rifare tutti i tuoi conteggi da un certo punto in poi.
Questa perdita di tempo sarà tanto più elevata quanto più complessi saranno i compiti che stati svolgendo. Ebbene se i compiti che cerchi di portare a termine sono complessi, perderai più tempo nel passaggio tra uno e l’altro rispetto al guadagno di tempo che sperimenterai nel tentativo di svolgerli entrambi.
Cosa succede quando stai cercando di svolgere due operazioni contemporaneamente? Il cervello canalizza ogni azione su un percorso differente e, come un computer, inizia a lavorare alternativamente, prima su uno, poi sull’altro e così via.
Se parli al telefono mentre sei alla guida, il cervello non troverà difficoltà a tenere separati questi due canali perché non dovrai essere realmente concentrato per svolgere queste attività. Insomma, potrai svolgere due attività “contemporaneamente” ma non potrai concentrarti su entrambe.
Come è riportato nel libro The Myth of Multitasking: How “doing It All” Gets Nothing Done i multitaskers seriali sviluppano un senso del tempo distorto, che li porta a non valutare correttamente il tempo che dedicano alle varie attività, e, mentre svolgono i loro compiti, fanno molti più errori della media.
Questo perché pagherai un prezzo così elevato per il passaggio da un compito all’altro, che ti troverai ad impiegare molto più tempo rispetto al tempo complessivo che ti sarebbe servito svolgendo, sequenzialmente, prima un’attività e poi l’altra.
Per ottenere il massimo rendimento, infatti, è molto conveniente focalizzarsi su un solo compito alla volta cercando di evitare al massimo le distrazioni. In questo modo potrai concentrarti a dovere, il tuo rendimento aumenterà sensibilmente e ti troverai a svolgere molti più compiti (raggiungendo molti più obiettivi!). È lo stesso concetto alla base della nostra agenda di 12 settimane.
Conclusioni
La distrazione è un fenomeno naturale che, purtroppo, per quanti sforzi vorrai fare ti colpirà di tanto in tanto. Comunque, abituandoti ad organizzare il tuo tempo in maniera consapevole ed organizzata, migliorerai e sarai in grado di distrarti sempre meno.
Il multitasking si paga. Se i compiti che stai cercando di svolgere assieme sono complessi potrebbe essere un prezzo superiore ai benefici. Ne vale la pena?
Abituati a concentrarti su un compito per volta, la tua produttività migliorerà enormemente. Personalmente trovo molto utile il metodo del pomodoro unitamente alla nostra agenda di 12 settimane. Provare per credere!
In bocca al lupo!