“Pianificare significa proiettare il futuro nel presente in modo da poter fare qualcosa … adesso!”
Alan Lakein
Chi è il tuo nemico più grande? Quello che lavora per rovinare i tuoi progetti e si frappone tra te e i tuoi obiettivi?… Sei tu!
Eh sì… Difficile crederlo ma, se sei dove sei, è perché lo hai voluto tu. Facile dare la colpa agli altri: alla crisi, al Covid. Solo tu hai il controllo: nessun altro.
Chiedi al primo che passa: «Vuoi essere ricco?». «Certamente!», dirà lui. Domandagli allora: «Cosa stai facendo per diventarlo?»…
Non raggiungerai i tuoi obiettivi solo desiderandoli. Dovrai impegnarti a fondo per ottenerli.
Tuttavia, una buona notizia c’è. Non si tratta solo d’impegno, magari faticoso per conseguire risultati. Occorre anche strategia, in un giusto mix con l’impegno. Perché “buona notizia”? Qui posso sostenerti io. Infatti, niente posso fare per aiutarti a ottimizzare il tuo impegno: posso però certo stare al tuo fianco per quanto riguarda tutto il resto.
Per prima cosa, fai chiarezza

Ognuno di noi ha le proprie aspettative di vita. Non tutti vogliono diventare come Warren Buffet: passando la vita a lavorare, continuando a investire come non ci fosse un domani. Allo stesso modo, non tutti vogliono lavorare 70/80 ore a settimana, per diventare imprenditori di successo ed inseguire i propri sogni.
In realtà, è normale che molti di noi abbiano aspettative assai meno ambiziose. Probabilmente, sarebbero ben contenti ricevendo qualche migliaio di euro di rendita mensile con cui vivere sereni: dedicandosi alle proprie passioni, seguendo bene i propri figli, oppure divertendosi, viaggiando o riservando tempo a loro stessi.
Quindi, il primo passo sta nel capire in che direzione muoverti. Dopo aver deciso chi vorresti diventare, quanto ti costerà cercare di conseguire il tuo obiettivo, devi scegliere quali alternative mettere in campo: opzionando le giuste risorse da allocare ed assegnando il tempo necessario alle attività strategiche.
Per ottenere la chiarezza necessaria, occorre formulare correttamente il problema ed il suo perimetro, nonché soppesare possibilità e conseguenze delle tue possibili selezioni. Per fare questo, utile pensare all’inverno in estate. Cioè, immaginare quali ostacoli siano in grado di presentarsi. Cosa potrebbe andare storto? Di conseguenza, come annullare o mitigare il problema?
Fissare un obiettivo significa creare l’idea, la visione di come vuoi plasmare il tuo futuro, in modo da comprendere chi realisticamente vuoi essere e, di conseguenza, dove vuoi arrivare. Conoscendo con chiarezza quali sogni e aspettative vuoi raggiungere, potrai pianificare gli obiettivi necessari per raggiungere lo scopo.
Il focus estremo: concentrati sui giusti obiettivi!

«Sembra sempre impossibile finché non viene fatto», diceva Nelson Mandela.
Ti è mai capitato di dover stimare la portata di un particolare evento di qui a un mese, anziché cinque anni?
Spesso capita di essere molto ottimisti sul breve termine. Ad esempio, su un orizzonte temporale di un mese. Al contrario, si è molto conservativi sulla lunga distanza, quando parliamo di più anni. Che ne dici, concordi con me?
Questo fenomeno deriva da un fatto. Non riusciamo a vedere, a comprendere fino in fondo, l’importanza di avere un’estrema chiarezza: un «focus estremo». Nel fantastico libro dove ho appreso il concetto «Una cosa sola», di Jay Papasan e Gary Keller, l’autore racconta il miracolo della crescita geometrica con l’esempio del domino.
Una tessera di domino, cadendo, può abbattere un’altra tessera attigua, di dimensioni maggiori, fino al 50% in più. Quindi, una tessera di 10 cm può abbatterne una di 15 che, a sua volta, può farne cadere una di 22,5. E così via.
Ti chiederai… «Ma che c’è di miracoloso?». Beh, la 23esima tessera sarebbe alta come la torre Eiffel: la 57esima potrebbe unire la Terra alla Luna!
Questa progressione pazzesca simboleggia quanto può essere efficace il focus estremo: la capacità di concentrarsi in maniera puntuale e specifica su un particolare obiettivo chiave.
Per spulciare tra i vari obiettivi a disposizione, in modo da scegliere quelli più importanti, approfitta della legge di Pareto, creata da Vilfredo Pareto, famoso economista italiano, mentre studiava la distribuzione dei redditi in Italia.
Vilfredo scoprì che, statisticamente, l’80% degli effetti è prodotto dal 20% delle cause. Fantastico! Se ci pensi bene, questo principio stabilisce che la maggioranza dei nostri successi deriva dalla minoranza dei nostri sforzi.
Tale regola, nota anche come legge 80/20, ti aiuta a stabilire quali attività specifiche prediligere rispetto ad un elenco di possibilità. Utilizzandola, concluderai facilmente che l’80% della ricchezza è in mano al 20% della popolazione. Non solo: sarai anche in grado di attestare che il 20% dei tuoi clienti ti garantisce l’80% del fatturato, o che il 20% dei tuoi investimenti ti assicura l’80% dei guadagni.
Se, da un elenco di attività, vai a selezionarne il 20%, tra quelle che ritieni adeguate a procacciarti l’80% dei risultati desiderati, ecco: questo è già un ottimo inizio. Ripetendo il processo, però, andrai ben oltre!
Infatti, selezionando chirurgicamente un altro 20% di attività tra quelle scelte, finirai per scremare nuovamente la lista: otterrai le attività che ti permetteranno di ottenere il 64% dei risultati. Il processo può essere ripetuto all’infinito, come indicato nell’immagine che segue, fino ad aggiudicarti una singola attività super strategica.

Lo scopo di tale scrematura è scoprire la tua attività chiave, essenziale, vitale, imprescindibile, che ti darà il massimo risultato col minimo sforzo: «la cosa sola». Se non vuoi acquistare subito l’omonimo libro su Amazon, approfondisci il concetto leggendo l’articolo «Non so cosa fare».
Scrivi i tuoi obiettivi, non limitarti a pensarli

Individuati i tuoi obiettivi chiave, non ti resta che metterli per iscritto. Perché scriverli, invece che semplicemente ricordarli?
Il dott. Gail Matthews, uno psicologo californiano, ha realizzato un particolare studio sull’argomento. Ha messo insieme 267 volontari da tutto il mondo, con lavori e carriere eterogenei,
dividendoli in due gruppi: chi scriveva i propri scopi e chi non lo faceva.
Risultato? Chi trascrive i propri obiettivi ha il 42% di probabilità in più di realizzarli. Vederli, modificarli, rileggerli, consente alla tua testa di appropriarsi dell’idea, ben più profondamente che pensandola e basta.
Infatti, il tuo cervello è diviso in emisfero destro e sinistro. Nella parte destra, sono contenute emozioni e attivazioni fisiologiche. L’area sinistra, invece, è designata alla logica ed alla produzione del linguaggio. Se pensi solamente ai tuoi obiettivi senza trascriverli, farai lavorare esclusivamente la parte destra del tuo cervello. Invece, se oltre a desiderarli li scriverai, coinvolgerai anche la parte sinistra.
Per aumentare significativamente le probabilità di successo è opportuno che tu faccia lavorare il cervello nella sua interezza. Puoi avere evidenza di questo fatto grazie alla tecnica della visualizzazione.
Aumenta le tue probabilità di successo con la visualizzazione
Affermava Einstein: «La logica ti farà arrivare dal punto A al punto B. L’immaginazione ti porterà ovunque».
Per spiegarti bene l’importanza della visualizzazione, ti racconto un incredibile esperimento scientifico, che ne dimostrò l’efficacia.
Vennero selezionate persone comuni, che non avevano mai giocato a pallacanestro. Portate sul campo, si fece provare loro una decina di tiri liberi dalla lunetta. Dopo aver segnato il risultato di ciascuno, furono creati tre gruppi. Si disse loro, rispettivamente:
- Al primo gruppo, di tornare a casa e, in seguito, dopo un mese.
- Al secondo gruppo, di tornare ogni giorno: un giocatore professionista li avrebbe allenati, per migliorare la loro prestazione.
- Al terzo gruppo, come eseguire in maniera perfetta il compito e per un mese intero, magari comodamente seduti sulla poltrona del salotto. Avrebbero dovuto solo immaginare nella loro mente di tirare dalla lunetta in quella precisa maniera.
Dopo un mese esatto, i tre gruppi furono convocati di nuovo sul campo. Ognuno di loro ebbe la chance di tirare nuovamente.
Cosa fu scoperto?
Il primo gruppo, quello che non aveva fatto nulla, realizzò grosso modo gli stessi canestri della volta precedente.
Gli altri due gruppi, invece, realizzarono un notevole incremento di canestri. La cosa stupefacente, però, fu che il terzo gruppo non aveva più eseguito fisicamente tiri a canestro: lo aveva semplicemente immaginato!
Su questo si basa la tecnica della visualizzazione: “vedere” le tue aspirazioni coinvolge tutto il cervello, non esclusivamente l’emisfero sinistro. In questo modo, le tue probabilità di successo aumenteranno drasticamente.
Inoltre, la visualizzazione ha due effetti collaterali positivi:
- In primo luogo, aiuta a pensare positivo, mantenendo vivo l’interesse e la motivazione nel lungo periodo. Se vuoi acquistare una bella Porsche, vederla spesso in fotografia ti aiuta sicuramente a “stare sul pezzo”. Per risultati ancora migliori, fai un salto dal concessionario con regolarità: per toccare l’automobile, entrarci fisicamente, sentire l’odore della pelle dei sedili, chiudere gli occhi e, stringendo il volante tra le mani, immaginarti alla guida del bolide.
- In secondo luogo, aiuta la mente a concentrarsi sulle risorse necessarie per raggiungere l’obiettivo. Riprendo l’esempio della Porsche. Durante una delle visite dal concessionario, chiedi anche un preventivo. Così potrai iniziare a pensare come acquistarla, come reperire i fondi necessari. Infatti, potresti dover ricorrere ad un finanziamento bancario, da compensare poi con un flusso di cassa da investimenti. Conoscendo il tipo di flusso richiesto, potrai poi concentrarti su questo numero, decidendo di conseguenza come muoverti.
Grande utilizzatore di questa tecnica è stato il leggendario nuotatore Michael Phelps, che fu trasformato in campione olimpico quando finì nelle mani di Bill Bowman: a mio avviso, proprio grazie alla tecnica della visualizzazione. L’allenatore, infatti, lo obbligò a seguire una particolare routine.
Tutte le sere, prima di andare a letto, e tutte le mattine, appena alzato, Michael doveva immaginarsi la nuotata perfetta, visualizzandola mentalmente: la giusta entrata in acqua, le bracciate vigorose, il giro a fine vasca e tutti i piccoli dettagli necessari affinché la prestazione fosse pressoché perfetta.
Questa abitudine era definita dai due «videocassetta». Quando Phelps si allenava, ogni tanto il coach gli urlava: «Michael, metti su la videocassetta!». E lui così spingeva al massimo, pensando alla nuotata perfetta che immaginava ogni giorno. La sua prestazione migliorava immediatamente.
Questa tecnica, che dava ogni volta i suoi frutti, si dimostrò assolutamente indispensabile durante le olimpiadi di Pechino. Nella gara del 13 agosto 2008, infatti, i suoi occhialini risultarono difettosi e si riempirono immediatamente d’acqua, già ad inizio gara.
Michael non fece una piega: iniziò a contare il numero di bracciate per calcolare le distanze e valutare quando doveva girarsi e, ben sapendo nella sua mente come doveva muovere ogni fibra del proprio corpo, iniziò come suo solito a spingere a metà gara. Finita la competizione svuotò gli occhialini dall’acqua e lesse sul tabellone «Michael Phelps – Record Mondiale».
Per approfondire l’argomento, puoi leggere l’articolo di Daniela, «Le tecniche di visualizzazione: il potere delle visualizzazioni creative».
La forza della routine

«Costruirò buone abitudini e diverrò loro schiavo». Così diceva Og Mandino.
Per semplificare il tuo compito, portandoti ad ottenere “quasi per magia” un risultato positivo dopo l’altro, puoi sfruttare a tuo favore la routine.
Spesso il concetto di routine è associato negativamente a tutti quei comportamenti sbagliati che facciamo automaticamente ogni giorno. Ma esiste anche una routine positiva, che può essere utilizzata per renderti più facile rimanere concentrato su tutte le attività che andrebbero fatte.
C’è una spiegazione scientifica. Nel nostro cervello solamente la corteccia prefrontale, detta anche PFC, è destinata al ragionamento basato sul «come potrebbe essere» anziché sul «com’è». Questa è l’unica parte del cervello, infatti, che fa progetti, che ragiona sugli aspetti positivi, che non ci fa mangiare zuccheri perché fanno male, che ci spinge ad andare in palestra ed a mangiare alimenti sani.
Questa parte del cervello che ti porta a ragionare su cosa è veramente corretto fare è conosciuta come «forza di volontà». Il problema è che questa parte del cervello si stanca molto velocemente: man mano che la utilizzi, inizia a scarseggiare e, arrivati ad un certo punto, è completamente esaurita. Succede che perdi il controllo.
Avere buone abitudini, o sostituire le cattive abitudini con quelle buone, ti consentirà di ottenere risultati e fare scelte corrette senza bisogno di consumare forza di volontà.
L’atleta non vince le olimpiadi il giorno della gara: le vince durante gli allenamenti, mettendo in campo una routine, una serie di buone abitudini che gli consentiranno di vincere, quando sarà chiamato a gareggiare.
Quando hai buone abitudini, tutto è più facile: non dovrai sforzarti per svolgere i tuoi task, non dovrai vincere la pigrizia, non dovrai vincere la paura. Altro non dovrai fare, che seguire le tue (buone) abitudini. Il 45% dei comportamenti, infatti, sono automatici a prescindere da quello che fai: il cervello ripete le sequenze familiari e conosciute finché non si forza il cambiamento. Ne hai la riprova quanto ti capita di guidare, anche per molti minuti, senza renderti conto neppure di quello che stavi facendo.
Quando costruisci buone abitudini, senza dubbio, andrai a forzare questo confine immaginario conosciuto come «zona di comfort». Se non riuscirai ad uscire ed allargare costantemente la tua zona di comfort, difficilmente riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi.
Consegui più obiettivi uscendo dalla tua zona di comfort

«Mentre le cose difficili richiedono tempo, quelle impossibili ne richiedono poco di più» (Fridtjof Wedel-Jarlsberg Nansen)
Che cos’è la zona di comfort?
Non è uno spazio fisico, ma mentale, che rappresenta tutte le tue abitudini ed esperienze che sei pronto a ripetere senza fatica, senza doverti sforzare per farlo. Immagina la zona di comfort come una sfera di azioni, che sei in grado di espletare senza alcuno sforzo.
Nel momento in cui ti poni obiettivi ambiziosi, sei costretto ad uscire da questa zona di comfort, per svolgere azioni che non sei così pronto ad eseguire. Sforzarti di fare quanto non vorresti compiere ti aiuta ad espandere figurativamente questa zona. Man mano che ti forzi a nuove esperienze, la tua zona di comfort si espande: azioni che svolgevi con difficoltà o timore diventano ordinarie.
Rappresentativa di questo concetto è la storia di quella che fu, per molto tempo, la donna più veloce del mondo, Wilma Glodean Rudolph.
La vita di Wilma partì subito in salita. Nacque prematuramente nel 1940 in Tennessee, pesando solamente 2 chilogrammi. Fu sempre cagionevole di salute, soffrì di tutta una serie di malattie, tra cui polmonite e scarlattina. All’età di cinque anni, contrasse anche una forma virale di paralisi infantile. Riuscì a guarire, ma perse forza nella gamba e nel piede sinistro. Inoltre, fino all’età di dodici anni, fu costretta ad usare una protesi.
La poverina era anche di colore, e sappiamo bene che il Tennessee non è proprio lo Stato ideale dove crescere se non sei bianco. Non trovando in zona le cure adatte lei, con la mamma si recava in autobus in un ospedale, distante circa 50 chilometri dalla loro abitazione. Per due anni, ogni settimana, Wilma si recò presso questa clinica. In seguito, continuò a fare massaggi e fu costretta a portare una scarpa ortopedica per molto, molto tempo.
Se ti avessi detto che Wilma ambiva a diventare un’atleta, avesti scommesso su di lei? Con una partenza sfortunata come la sua quante probabilità di successo avrebbe mai avuto?
Allo Stadio Olimpico di Roma, nel 1960, Wilma gareggiò nei 100 metri, nei 200 metri e nella staffetta 4 x 100 metri, vincendo tre medaglie d’oro. Chiamata dalla stampa italiana «la gazzella nera», fu la prima atleta afro-americana a riuscire in quest’impresa. I suoi record mondiali resistettero fino al suo ritiro dalle competizioni e per molto tempo dopo.
Cosa ti insegna la storia che ti ho appena raccontato? Se vuoi veramente raggiungere un obiettivo, se lo desideri ardentemente e sei disposto ad attivare gli sforzi necessari per il suo conseguimento, sicuramente avrai buone possibilità di farcela.
Spesso, però, la paura di fallire, la paura di uscire dalla tua zona di comfort, ti blocca. Il tuo cervello è stato creato per preservarti, fare in modo che tu non faccia stupidaggini: cerca di “farti volare basso”, di tenerti tranquillo. Per questo motivo dobbiamo imparare a fregarlo.
Sì, hai letto bene, fregarlo: grazie alla regola dei 5 secondi!
La regola dei 5 secondi
«Manchi il 100% dei colpi che non provi»
Wayne Gretzky
Come già detto, se lasci al tuo cervello la scelta sulle decisioni da prendere, lui cercherà di preservarti. Inizierà a fare il suo lavoro: metterti il bastone tra le ruote per farti stare al sicuro, non farti correre rischi. In pratica, appena penserai di fare una certa azione, lui ti stopperà prontamente.
Per risolvere questo problema, Mel Robbins ha creato la «regola dei cinque secondi»: un sistema molto semplice, quanto efficiente, per portarti all’azione. In sintesi: devi espletare un compito difficile da affrontare? Pensa mentalmente «5-4-3-2-1». Poi, semplicemente… agisci!
Incredibile! Il conto alla rovescia distrarrà il tuo cervello, impedendogli il suo consueto lavoro di protezione e consentendoti così di agire senza esitazione. Togliendo i freni, infatti, ti troverai ad agire con molta più convinzione.
Inoltre, eliminerai la cattiva abitudine di procrastinare negativamente: mi riferisco a quel tipo di rinvio continuo, legato a dubbi e paure. Così nascerà una nuova abitudine positiva. Man mano che agirai con questo rituale, ti troverai insolitamente produttivo. Avrai la netta sensazione che tutto sia più facile.
Se vuoi approfondire meglio l’argomento, acquista su Amazon il libro di Mel Robbins «La regola dei 5 secondi»!
Persisti fino al successo!

Diceva, ancora una volta, Og Mandino: «Sarò simile alla goccia di pioggia che spazza via la montagna; alla formica che divora una tigre; alla stella che illumina la terra; allo schiavo che erige una piramide. Costruirò il mio castello mattone dopo mattone, poiché so che con i piccoli sforzi ripetuti si porta a compimento qualsiasi impresa».
Una volta trovata l’attività ideale su cui concentrarti, non ti resta che metterti all’opera! Il modo migliore? Parcellizza i tuoi sforzi… D’altronde, se vuoi mangiare una fiorentina da un 1 kg, non la metti in bocca tutta intera! Scomponi l’obiettivo principale in tanti più piccoli. Ciò ti farà raggiungere il primo, altrimenti assai difficile da aggredire nella sua interezza.
In una parola, non mollare mai! Come ci insegnano le formiche: proprio di loro ho parlato nel mio articolo sulla filosofia della formica. Se continui a provare, se non molli, il risultato presto o tardi arriva.
In tal senso, rappresentativa è la storia di Elon Musk, il famosissimo imprenditore che probabilmente conosci, in quanto legato a Tesla, la più famosa casa costruttrice di automobili elettriche. Forse non sai, però, che ha fondato SpaceX, una società che si occupa di costruire navi spaziali con l’obiettivo di colonizzare Marte.
Ma perché Elon ha deciso di fondare SpaceX?
Fin da piccolo, il suo sogno era di morire su Marte. Molto improbabile andare alla Nasa, dir loro…
Un bel giorno, chiese loro: «Mi vendete una nave stellare che possa portarmi su Marte?». Cosa pensò allora Elon per raggiungere il suo obiettivo? Fondò un’azienda, che gli permettesse di risolvere da solo il problema: costruirsi una nave spaziale!
SpaceX fu fondata nel 2002, mentre Tesla, la più famosa società costruttrice di veicoli elettrici, fu fondata solamente nel 2003. Per spostarsi su Marte occorre utilizzare motori elettrici, in quanto la mancanza di ossigeno nel pianeta renderebbe inutili i convenzionali motori termici normalmente in uso sulla terra.
Personalmente vedo un lucido disegno dietro a tutto questo… Riepilogando:
Musk aveva come obiettivo primario coronare il suo sogno di morire su Marte. Nell’ottica di conseguirlo, non solo fondò SpaceX, per garantirsi la possibilità di sviluppare la nave spaziale che potesse effettivamente portarlo sul pianeta rosso, ma anche Tesla, con lo scopo preciso di sviluppare la tecnologia necessaria per spostarsi sul pianeta!
Questo è un ottimo esempio di come, per raggiungere un obiettivo all’apparenza impossibile o irraggiungibile, occorre spezzettarlo in una serie di obiettivi gestibili ma collegati. Un lucido disegno che ti porterà al successo.
Non imparare solo dai tuoi errori, ma anche da quelli degli altri

«La cosa migliore che puoi fare è sbagliare, non puoi imparare nulla dall’essere perfetto»
Adam Osborne
Certo, non tutto è rose e fiori però. Quando inizierai ad inseguire obiettivi ambiziosi, inevitabilmente commetterai errori e faticherai a raggiungerli. Analizzare e studiare bene la situazione, però, aumenterà drasticamente la tua probabilità di successo. Avrai comunque l’opportunità di imparare: ti educherai a non commettere ancora lo stesso sbaglio. Ti sforzerai di trovare una soluzione, chiedendoti ad esempio «Come posso fare questo o quello…?».
Assumiti la responsabilità piena delle tue azioni e dei tuoi errori, consapevole che, mentre sbagli, sta imparando cose nuove, stai crescendo. E, contemporaneamente, sta imparando a sbagliare sempre meno!
Intendiamoci: non che tu debba per forza sbagliare personalmente per crescere e imparare. Se leggi un libro, infatti, o magari frequenti un corso, starai ugualmente imparando ad evitare tutti gli errori che l’autore di queste risorse ha già personalmente sperimentato e che ci propone, in forma condensata e facilmente assimilabile, nella sua opera.
Quanto puoi risparmiare evitando un errore? In molti casi la cifra è incalcolabile… Se hai bisogno di aiuto su una specifica tematica, prova ad interpellarmi, potrei riuscire ad aiutarti a risolvere il problema.
Mantieni alta la tua motivazione

Infine, è chiaro che, sbagliando, perderai un po’ di slancio: ogni tuo piccolo errore ti toglierà un pizzico di motivazione. Perdendone troppa, potresti sentirti scoraggiato, spinto ad abbandonare i tuoi buoni propositi.
Un piccolo trucco per mantenerti motivato e contento consiste nel premiarti per i tuoi sforzi, i risultati raggiunti. Cosa c’è di più bello, infatti, che legare un obiettivo ambizioso ad una ricompensa? Se centri il tuo obiettivo sfidante e ti ricompensi per l’impegno profuso, instillerai in te un rinforzo positivo.
Ho sentito nominare, per la prima volta, il concetto di rinforzo positivo quando entrò in casa la nostra Kira, un cucciolo di Doberman. Per insegnarle ad eseguire determinate azioni, utilizzavo questo metodo, legando il comportamento positivo ad un premio gustoso.
Analogamente, se ti ricompensi per gli sforzi profusi, avrai la percezione di esserti guadagnato il premio. Così manterrai alta la motivazione. Più motivato sarai, più impegno potrai mettere in atto per cercare di raggiungere i tuoi obiettivi.
Conclusioni
Leggendo fino a questo punto, hai imparato molto sulle strategie per fissare e conseguire i tuoi obiettivi. Se avrai la costanza di metterle in pratica, già nei prossimi due-tre anni acquisirai molto più di quanto la maggioranza delle persone sia in grado di realizzare in una vita.
«Focus sulla crescita», caro lettore! Senza crescita si muore… L’immobilismo non è produttivo. La decrescita felice non esiste. Sono tutte scuse, che ci mettiamo in testa per giustificare il mancato raggiungimento dei nostri obiettivi. Quando si cresce, si è felici, motivati.
A questo punto, non ti resta che iniziare adesso! Scrivi subito tutti i tuoi obiettivi per il prossimo anno, decidendo contestualmente cosa vuoi fare nella vita. Così coronerai ogni tuo sogno!
In bocca al lupo!
molto bello, ed avvincente e schietto…
il mio obiettivo è trovare una soluzione ad una situazione relativa ad un immobile, da rilevare da un eredità e mi sto incaponendo perchè si presterebbe ad una attività commerciale al piano terra ed abitazione sopra. non riesco a decidere se e come rilevarlo in proprio, gestire poi l’attività o sistemare i locali ed affittare tutto lo stabile, se ne può parlare
grazie
Ciao Leonardo, personalmente non vedo di buon grado gli immobili commerciali e valuto esclusivamente l’abitativo.
Qual è il problema dei commerciali? Che si muovono in maniera correlata all’economia e possono anche essere influenzati da molti altri fattori. In particolare siamo recentemente passati dall’Industrial Age alla Information Age, e questo non è positivo per questa categoria di immobili. Se tu riuscissi a trasformare tutto in abitativo sarebbe meglio.
Detto questo, l’immobile che stai valutando è adatto all’affitto? Non tutti gli immobili lo sono: più grandi e costosi sono e meno si prestano all’affitto. Se questo è il tuo caso forse vendere, per investire dove ha più senso, potrebbe essere una buona opzione.
Comunque, fai i conti del caso e prendi una decisione: se i numeri ti danno ragione, perché non provarci?
In bocca al lupo!
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