Ho sempre avuto una sintonia con Michael J. Burry. Quando si parla di investimenti, infatti, le sue idee sono effettivamente condivisibili e veramente molto logiche. Il problema è che mr. Market, come lo chiama Warren Buffett, spesso si muove in maniera irrazionale ed è praticamente impossibile prevederne i movimenti futuri.
Ti faccio questa premessa perché Cassandra, il nickname che lo stesso Burry si è scelto per l’account Twitter, ha realizzato la sua fortuna puntando proprio contro il mercato stesso come è ben rappresentato nel famoso film che racconta le sue gesta, La Grande Scommessa (The Big Short).
Michael ha sempre avuto una spiccata capacità di guadagnare quando il mercato scendeva. Devi sapere, infatti, che puoi trarre profitto dai movimenti di borsa, sia che il mercato salga, sia che volga al ribasso. Le tecniche a tua disposizione per realizzare questo obiettivo sono svariate tuttavia, per semplificare al massimo il discorso, posso dirti che se “shorti” un titolo puoi guadagnare proprio se la sua quotazione scende.
Ma come è possibile? Si può guadagnare quando un titolo cala di prezzo???
Shortare significa vendere allo scoperto, cioè vendere qualcosa che in realtà non possiedi. Quando vorrai chiudere la posizione non dovrai far altro che acquistare effettivamente il titolo, realizzando un’operazione di segno opposto. Dal momento che questa operazione “di chiusura” la farai a valore di mercato è evidente che, se nel frattempo la quotazione è scesa, tu acquisterai il titolo ad un prezzo più basso di quando lo hai venduto, realizzando così un profitto per differenza.
Dal momento che dobbiamo sempre cercare di imparare dalle persone di successo, ho pensato di pubblicare una breve biografia di questo particolare investitore. Sono più che convinto che potrai trarne numerosi spunti positivi.
LEGGI ANCHE: Cosa significa Shortare un Titolo.
Chi è Michael Burry?

Michael James Burry è un medico e investitore americano, noto al grande pubblico per il film biografico “The Big Short, La Grande Scommessa“. Gestore di un hedge fund (fondo comune di investimento privato) e fondatore di Scion Capital, Burry ha il merito di aver smascherato la “truffa” dei mutui subprime, che innescò la grande recessione del 2007/2008.
Scopriamo le tappe principali della vita di Michael J. Burry.
Infanzia e formazione
Michael Burry nasce a San Jose, in California, il 19 giugno del 1971. All’età di due anni perse l’occhio sinistro a causa di un retinoblastoma (un tumore dell’occhio, più comune nei bambini, che tende a svilupparsi a partire dalle cellule della retina), malattia che lo costrinse a sottoporsi a una serie di interventi molto delicati. Da allora, Burry possiede un occhio protesico.
Da adolescente frequentò il Liceo Scientifico Santa Teresa, quindi decise di iscriversi alla facoltà di medicina dell’Università della California, con sede a Los Angeles. Burry conseguì la laurea in medicina presso la Vanderbilt University School of Medicine, poco prima di appassionarsi al mondo della finanza.
Dopo aver frequentato la scuola di medicina, iniziò a lavorare presso il padiglione di neurologia dello Stanford Hospital. Tra la metà degli anni ’90 e gli inizi del 2000, Burry si appassiona a un argomento totalmente estraneo alla sua formazione accademica e professionale: inizia, infatti, a leggere libri sulla finanza e gli investimenti, argomenti presto destinati a prendere il posto della medicina nella sua vita. Come lui stesso ha più volte affermato, furono alcuni dei suoi colleghi ad innescare in lui una curiosità che pochi anni dopo lo avrebbe portato a rivoluzionare per sempre la sua esistenza.
Tra i volumi che gli rimasero più impressi figura il libro “The Intelligent Investor“, scritto da Benjamin Graham e David Dodd (segui questo link per acquistare la versione in lingua italiana su Amazon). Burry ha affermato più di una volta di aver modellato il proprio stile di investimento sulle indicazioni contenute in quel libro: “il mio stock picking è basato al 100% sul concetto di margine di sicurezza”.
Il blog e la nascita di Scion Capital

Dopo aver studiato parecchio e approcciato il complicatissimo mondo degli investimenti, Burry decide di dar vita a un blog all’interno del quale riportare e descrivere tutte le sue operazioni finanziarie, comprese quelle che poi si sarebbero rivelate le intuizioni più vincenti della sua lunga carriera da investitore.
I lettori del blog aumentarono rapidamente, incuriositi dai movimenti di Burry, il quale preferiva acquistare azioni di piccole imprese, a suo dire sottovalutate o alle prese con problemi legali, generando investimenti proficui. La strategia era molto semplice: Burry investiva su società prezzate con un valore inferiore rispetto ai loro assets, ottenendo un ritorno medio del 50% annuo.
A partire dal 1996, Burry investì soprattutto sulle azioni di Silicon Investor, che gli fruttarono parecchio denaro. Dopo qualche anno, Michael J Burry decise di abbandonare definitivamente la professione medica e di lanciare una società di investimenti con un capitale societario pari a 40.000 dollari. Il denaro proveniva dalla sua stessa liquidazione da medico e da alcuni prestiti che i suoi familiari più stretti decisero di concedergli.
Nacque così la Scion Capital, società in grado di attirare l’attenzione di alcuni tra i più noti value investor al mondo. Tra questi figuravano società come Vanguard e White Mountains Insurance Group e investitori come Joel Greenblatt, il quale decise di siglare un accordo che avrebbe contribuito a rivoluzionare per sempre la carriera professionale di Michael Burry.
Il fondo di investimento fu chiamato Scion Capital in onore di “The Scions of Shannara” (1990) di Terry Brooks, uno dei suoi romanzi preferiti. I profitti ottenuti erano straordinari e parecchi investitori internazionali avevano cominciato a tenere sotto controllo il suo lavoro fin dai primissimi anni. Secondo l’autore Michael Lewis: “nel suo primo anno di attività, il 2001, l’S&P 500 scese dell’11,88%, mentre Scion Capital riuscì a guadagnare il 55%. Burry ottenne questi profitti vendendo allo scoperto titoli tecnologici sopravvalutati al culmine della bolla di Internet. Nel 2002, l’S&P 500 perse più del 22%, mentre Scion guadagnò il 16%”.
In pochissimi anni, Burry riuscì a creare una società in grado di gestire circa 600 milioni di dollari di fondi di terzi.
La grande truffa dei mutui subprime

Il 2003 fu un anno decisivo per la società di Burry. Michael decise di cominciare a studiare a fondo le dinamiche di un mercato al quale nessuno si era mai interessato prima: quello dei mutui subprime, noto negli USA come subprime market.
Fu proprio questo settore ad innescare la più importante crisi finanziaria dai tempi della grande depressione del 1929: le banche decisero di cartolarizzare i crediti sui mutui ipotecari concessi a coloro che avevano già altre insolvenze, vendendoli con un rating tripla A (il massimo della sicurezza secondo le agenzie di rating). Insospettito da quel sistema, Michael decise di analizzare la struttura dei mutui subprime e dei prodotti finanziari ad essi collegati, che nel frattempo venivano venduti come pacchetti sicuri al 100%.
In pochi mesi, Burry trovò conferma delle proprie intuizioni e si rese conto che ciò che veniva proposto dalle banche celava grosse insidie e che la struttura realizzata era tutt’altro che sicura e, anzi, destinata a crollare su se stessa. Lo stesso mercato immobiliare sarebbe presto imploso a causa di un sistema malato, innescato da società ben consapevoli dei rischi assunti.
Ecco, quindi, l’illuminazione: piazzare un’offerta short (ovvero contraria all’andamento del mercato) su tali prodotti e impiegare parte dei fondi della Scion Capital per portare a termine l’operazione. Era il 2005 e Burry aveva già da tempo previsto lo scoppio della bolla immobiliare, che secondo le sue analisi avrebbe dovuto palesarsi entro il 2007. Le ricerche relative al valore degli immobili residenziali lo convinsero che i mutui subprime, in particolar modo quelli con tassi “teaser”, e le obbligazioni basate su questi mutui, avrebbero perso valore non appena i tassi originali sarebbero stati sostituiti da tassi più elevati.
Un tasso teaser è da pensare come una sorta di “tasso promozionale”. Un riferimento iniziale che, trascorso un certo periodo di tempo, verrà sostituito dal tasso reale del mutuo che rimarrà per sempre, fino a scadenza. Spesso questi mutui avevano un tasso iniziale pari allo 0% che veniva sostituito da un tasso variabile successivamente. Questo era il problema, finché non si pagavano interessi anche gli spiantati riuscivano a pagare mentre, quando arrivava la rata addizionata degli interessi, non riuscivano più a farlo.
Forte di queste convinzioni, Michael Burry riuscì a convincere Goldman Sachs e ad altre società di investimento di vendergli dei CDS (Credit Default Swap) contro i contratti subprime che considerava vulnerabili.
Puoi pensare ad un CDS come ad una sorta di assicurazione contro una specifica occorrenza. Paghi un premio alla società che ti vende la copertura e, se tale evenienza si verifica, il venditore della copertura deve onorare la sua obbligazione, sulla base di quanto stabilito contrattualmente.
Inizialmente, la maggior parte dei suoi investitori si disse contraria a tale iniziativa, esattamente come viene raccontato nel film. Molti temevano che le sue previsioni fossero errate e chiesero di ritirare il loro capitale. Ma il dissenso interno non fermò Burry, che dopo aver perso diversi milioni di dollari, ottenne finalmente ciò che sperava. La tanto attesa svolta arrivò nel 2008, quando Burry chiuse il proprio fondo personale con un profitto di circa 100 milioni di dollari.
A questi è necessario aggiungere i 700 milioni destinati agli investitori. Grazie a quest’operazione, Burry ottenne un ritorno per la Scion Capital del 489,34%sull’investimento iniziale (al netto delle spese e delle commissioni). Nel 2008, Michael J Burry decise di chiudere il fondo e dedicarsi esclusivamente ai suoi investimenti personali.
La crisi dei subprime
La cosiddetta crisi dei subprime è scoppiata negli Stati Uniti verso la fine del 2006 ed ha avuto gravi ripercussioni su tutta l’economia mondiale, in particolar modo su quelle dei Paesi del mondo occidentale, innescando la grave recessione del 2008.
Ma cosa sono i subprime e in che modo hanno contagiato l’economia dei Paesi sviluppati? I mutui subprime sono prestiti a forte rischio finanziario, erogati dalle banche a favore di clienti ad alto rischio, persone che a stento disponevano delle garanzie necessarie per un affidamento. Alla fine del 2006, infatti, parecchi possessori di mutui subprime divennero insolventi a causa dell’aumento dei tassi di interesse (e della fine del tasso teaser).
La crisi divenne palpabile nei mesi di febbraio/marzo del 2007 e settembre/ottobre 2008, periodo durante il quale iniziarono a scomparire alcune delle banche più note e importanti al mondo: il 15 settembre del 2008 Lehman Brothers decise di dichiarare bancarotta, mentre il 22 settembre dello stesso anno Morgan Stanley e Goldman Sachs ebbero bisogno di aiuto per non fallire. Contemporaneamente, gli indici di borsa di tutto il mondo cominciano a flettere in maniera consistente, toccando i livelli fatti registrare nel 1998/1999, ovvero ben dieci anni prima.
All’esplosione della crisi, fece seguito la scelta di alcune banche d’affari di “congelare” le quote dei propri fondi d’investimento, sospendendone la compravendita per limitarne un ulteriore deprezzamento. Parallelamente, molti creditori dichiararono insolvenza, provocando un pericoloso calo dei titoli di borsa.
Ciò può essere spiegato col fatto che l’incidenza dei titoli bancari sull’indice complessivo era molto alta in quegli anni, per cui un loro calo incideva tantissimo sull’indice complessivo. Inoltre, l’insolvenza dei debitori tende a ripercuotersi su tutti i loro creditori, i quali hanno maggiori difficoltà nel concedere dilazioni di pagamento e/o tassi agevolati.
Il calo delle borse europee, americane e asiatiche registrato durante il mese di agosto del 2008 indusse le banche centrali di tutto il mondo a iniettare liquidità per sostenere i corsi azionari. Quest’azione, insieme alle garanzie governative sui depositi, evitò il fenomeno della “corsa agli sportelli”, nonché effetti ancor più devastanti sull’economia globale. Il rialzo costante dei tassi d’interesse indusse l’insolvenza di oltre due milioni di famiglie americane, facendo sì che il Congresso arrivasse a decidere di estendere l’istituto giuridico del fallimento (normalmente concesso soltanto alle imprese) anche alle famiglie.
Nell’aprile del 2009, l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) stimò il totale delle perdite registrate dalle banche mondiali in oltre 4.100 miliardi di dollari statunitensi. Analisti ed osservatori hanno attribuito precise responsabilità, sottolineando le pratiche discutibili e predatorie dei prestatori subprime e l’assenza di un sistema di supervisione da parte delle autorità governative.
Altri mossero accuse contro i periti, responsabili di aver gonfiato a dismisura le valutazioni degli immobili, e agli investitori di Wall Street per aver scommesso su titoli che incorporavano mutui subprime senza verificare prima l’effettiva solvibilità dei prestiti sottostanti. Oggi, non esiste alcun dubbio circa il ruolo centrale delle banche nell’espansione della crisi a livello globale.
Dopo il 2008

In un editoriale scritto per il New York Times e pubblicato il 3 aprile del 2010, Michael Burry affermò che chiunque avesse studiato in maniera attenta i mercati finanziari durante il triennio 2003, 2004 e 2005, avrebbe potuto riconoscere il rischio crescente legato al mercato dei subprime. Non mancarono neppure accuse (poco velate) a chi non aveva ascoltato i suggerimenti degli analisti e le preoccupazioni per ciò che poteva accadere.
Nel 2013 Burry decise di riaprire il suo hedge fund, chiamandolo Scion Asset Management, canalizzando buona parte della sua attenzione su alcuni investimenti particolari: acqua, oro e fondi agricoli. A tale riguardo affermò: “l’acqua pulita e potabile è un bene prezioso e per niente scontato. L’acqua muove la politica ed è in grado di innescare scontri”. Al termine del film biografico “The Big Short”, una dichiarazione relativa agli interessi attuali di Burry recita: “i piccoli investimenti che (Michael Burry) sta facendo hanno tutti un unico protagonista: l’acqua”.
Nel 2020, i maggiori investimenti del fondo hanno riguardato Alphabet Inc. (il cui valore ammonta a circa 121 milioni di dollari) e Facebook (per un valore di 24,4 milioni di dollari). Burry ha anche venduto allo scoperto azioni Tesla nel dicembre del 2020, non appena la capitalizzazione di mercato di Tesla ha superato quella di Facebook. Burry aveva anche previsto che le azioni Tesla sarebbero crollate, esattamente come accaduto anni prima con la bolla immobiliare.
Negli ultimi tempi, Burry è spesso entrato a gamba tesa su Elon Musk, pubblicando post caratterizzati da una certa vena polemica. Secondo Burry, l’amministratore delegato di Tesla non avrebbe alcun bisogno di contanti, ma sarebbe semplicemente intenzionato a disfarsi delle quote della propria azienda, chiaramente sovra-iper-stra-valutata.
Nonostante la sua leggendaria caparbietà, Michael Burry a dovuto desistere con Tesla, in quanto il titolo continuava a crescere fuori da ogni logica. Anche nel momento in cui scrivo la società di Elon Musk capitalizza da sola quanto Toyota, Volkswagen, Daimler, General Motors, Ford e tante altre tutte messe assieme… Ma ti sembra normale?
Durante il secondo trimestre del 2021, ha riferito di detenere quasi 31 milioni di dollari sull’indice di innovazione ARKK ETF, gestito da Ark Invest. Anche questo investimento si è dimostrato infruttuoso purtroppo e Michael è stato costretto a ricoprirsi subendo enormi perdite.
Vita privata
Burry è sposato, ha figli e vive a Saratoga, in California. Ad uno dei suoi figli è stata recentemente diagnosticata la sindrome di Asperger. Lo stesso Burry si è convinto di esserne affetto dopo averne studiato i principali sintomi. A suo dire, quando era più giovane, aveva notato come gli servisse tanta energia per guardare le persone negli occhi, affermando: “se ti sto guardando dritto negli occhi, sappi che quella sarà l’unica volta in cui non riuscirò ad ascoltare le tue parole”. I bambini affetti dalla sindrome di Asperger, infatti, utilizzano raramente il contatto visivo, evitando di integrarlo con le parole.
Burry è un fan della musica heavy metal ed ha più volte ammesso di apprezzare band come Obituary, Lamb Of God, Amon Amarth, Slipknot, Pantera e King Diamond.
Il film che gli è stato dedicato, “The Big Short“, è una commedia biografica. È stato diretto da Adam McKay e scritto dallo stesso McKay con il contributo di Charles Randolph. È basato sul libro del 2010 “The Big Short: Inside the Doomsday Machine” di Michael Lewis (titolo italiano La Grande Scommessa), che spiega come la crisi finanziaria del 2007/2008 sia stata innescata dalla bolla immobiliare scoppiata negli Stati Uniti.
Nel film Michael Burry è interpretato da Christian Bale, che ha ricevuto una nomination agli Oscar per il ruolo. Nella pellicola compaiono anche attori del calibro di Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt, Melissa Leo, John Magaro, Hamish Linklater, Jeremy Strong, Rafe Spall, Marisa Tomei, Margot Robbie e Finn Wittrock. Il film è noto per le tecniche non convenzionali che usa per spiegare gli strumenti finanziari utilizzati dal protagonista.
“La Grande Scommessa” ha riscosso il successo della critica ed ha incassato circa 133 milioni di dollari ai botteghini. Inoltre, ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura ed ha ricevuto diverse nomination, tra cui miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista e miglior montaggio.
Conclusioni

Non importa quanto la ragione possa confermare le tue decisioni di investimento quando hai a che fare con i mercati finanziari. Il trend può continuare a muoversi senza alcuna logica per anni ed anche il più capitalizzato dei trader può essere costretto ad alzare bandiera bianca. Questo è il grande problema per chi vuole cercare di guadagnare dai ribassi dei mercati.
È per questa ragione che non vedo di buon occhio la vendita allo scoperto (short selling) mentre gradisco molto di più acquistare titoli di buone società a prezzi più bassi di quelli risultanti da una valutazione oggettiva. Se poi il titolo garantirà anche un dividendo per quanto piccolo, non sarà certamente un problema attendere che il trend volga a tuo favore.
Se proprio vuoi cercare di trarre profitto da un titolo che quota ad un valore assolutamente irragionevole, invece di vendere allo scoperto, potresti acquistare un’opzione PUT. In questo modo la tua perdita sarebbe limitata al premio pagato ed il guadagno potenziale sarebbe enormemente più elevato. Comunque una cosa ti deve essere ben chiara quanto hai a che fare con i mercati finanziari: non esistono pasti gratis ed un certo livello di rischio è sempre da mettere in conto.
Non è così con gli investimenti immobiliari. Quando acquisti un appartamento e lo metti a reddito molto difficilmente rimetterai soldi e se succederà, sarà una situazione limitata nel tempo alla quale potrai certamente porre rimedio. Qualora non lo sapessi, ti segnalo che puoi acquistare uno dei miei appartamenti già affittati a conduttori qualificati: una rendita positiva, sin dal giorno dell’acquisto!