Come difendersi dal bail-in

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Scritto da Christiano

Agente di commercio, responsabile di area, responsabile di filiale ed infine, dal 2006 ad oggi, direttore della divisione noleggio della più importante società italiana di prefabbricazione metallica leggera. Appassionato di investimenti e sempre alla ricerca di modi per creare ricchezza, dal 2014 il mio obiettivo è diventato quello di raggiungere la libertà finanziaria, magari aiutando anche te…

«Va piuttosto bene che le persone che compongono la nazione non capiscano il nostro sistema bancario e monetario, perché, se lo capissero, credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina.»

Henry Ford

Quanto sono al sicuro i tuoi soldi depositati in un conto corrente bancario? Se anche tu, come molti italiani, stai accumulando liquidità sul conto, in attesa di capire come utilizzarli, stai attento: purtroppo, ti sbagli di grosso.

Ci sono ampie possibilità, infatti, che la prossima crisi si scateni proprio nel sistema bancario e che questo crollo sia talmente travolgente che, data anche la debolezza della direttiva comunitaria, questa possa mettere in crisi pure il processo del bail-in stesso. Questo accade perché le banche lavorano, di fatto, con una leva pazzesca. Tutti gli istituti di credito, infatti, hanno poche briciole di capitale, a garanzia invece di esposizioni verso terzi davvero mastodontiche.

Leggi tutto l’articolo e non solo scoprirai che cos’è il bail-in, ma riceverai anche qualche idea su come proteggerti, per quanto possibile, da questa nefasta occorrenza.

Buona lettura!

Cosa significa e che cos’è il bail-in

Foto di Hans Rohmann da Pixabay

La traduzione letterale di bail-in è «salvataggio interno». Con questo termine, si indica la possibilità per le banche di utilizzare la liquidità dei loro clienti per sanare unasituazione di crisi. In pratica, i soldi dei clienti vengono usati per cancellare alcuni debiti contratti dall’istituto di credito, allo scopo di evitarne il fallimento.

Il bail-in è un nuovo sistema di risoluzione delle crisi bancarie, pensato subito dopo la grave crisi finanziaria del 2007 scatenata dai mutui subprime. Tale meccanismo ha sostituito quello degli aiuti di Stato, ora vietato. Essi infatti, in molti casi, hanno profondamente segnato le finanze pubbliche.

Il nuovo apparato è diventato operativo con l’introduzione del «Bank Recovery and Resolution Directive» del 15 maggio 2014. L’idea si basa sul concetto del «burden sharing», letteralmente «condivisione degli oneri». Il salvataggio della banca andrebbe cioè effettuato in prima battuta da azionisti ed obbligazionisti subordinati: proprio quanti, paradossalmente, si sono fidati per primi della banca in questione.

Fino al 1° gennaio 2016, il burden sharing era l’unico meccanismo europeo di risoluzione di una crisi bancaria. Poi, con l’arrivo della BRRD, è stato affiancato dal bail-in. A differenza del burden sharing, questo sistema prevede che debbano partecipare non solo azionisti ed obbligazionisti subordinati, bensì anche tutti gli altri obbligazionisti (junior e senior), nonché tutti i soggetti – persone fisiche e giuridiche – con depositi superiori a 100.000 euro.

Non si è obbligati a ricorrere per forza al bail-in: per gestire le crisi, gli istituti di credito più solidi fanno, in genere, riferimento al sistema più stringente del burden sharing.

Come funziona il bail-in?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Obiettivo primario del bail-in è garantire la continuità dell’istituto di credito in difficoltà, allo scopo di mantenere la stabilità finanziaria e tutelare i depositanti.

La procedura di risoluzione inizia con la verifica di BCE o Banca d’Italia, allo scopo di confermare che una banca sia a rischio o in stato di dissesto finanziario. Qualora venga scelto lo strumento del bail-in, tutte le passività dell’istituto verranno svalutate, convertite o annullate. L’Autorità Pubblica ha il potere, infatti, di svalutare le azioni di una banca e convertire contestualmente il suo debito in capitale.

L’Autorità definirà l’operazione, risolvendo ogni contenzioso tra azionisti e creditori, individuando il tasso di conversione del debito in capitale. Quando il bail-in viene attuato, obbligazionisti e correntisti divengono i nuovi azionisti della banca: i vecchi azionisti saranno azzerati.

Per quanto di nostro interesse, le passività escluse automaticamente dal bail-in sono:

  • Depositi garantiti. Ci riferiamo ai conti correnti con giacenza inferiore ai 100.000 euro: questi, infatti, vengono tutelati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, un consorzio di diritto privato costituito nel 1987 su base volontaria e, in seguito, divenuto obbligatorio, che garantisce i depositi bancari in caso di liquidazione coatta amministrativa di una banca aderente, fino a 100.000 euro per depositante.

    Attenzione, però. A mio avviso, infatti, la garanzia di questo fondo poco capitalizzato è carta straccia: in caso di reale necessità, non ci sarebbero, infatti, le cifre necessarie ad onorare gli impegni. Magari però, per carità, sono io ad essere prevenuto ed a pensar male (anche se si sa, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”).
  • Passività garantite, inclusi i covered bonds ed altri strumenti assicurati.
  • Passività detenute per conto della clientela. Pensiamo, ad esempio, ai titoli detenuti in un conto specifico, o al contenuto presente nelle cassette di sicurezza.
  • Passività verso i dipendenti, nonché debiti commerciali, purché privilegiati, dalla normativa fallimentare.

Come difendersi dal bail-in

Foto di Pexels da Pixabay

È importante capire che, se dei soldi sono in circolo nell’economia, solo una piccolissima parte di essi è materialmente disponibile. Da qualche anno, tale aspetto è più evidente: è stato posto un limite al prelievo di contante ed in molte banche, se desideri ritirare denaro, è necessario avvisare, così da verificare che i soldi ci siano veramente.

La scusa è quella di difendersi dai ladri. La realtà, invece, sta nel fatto che, di soldi fisici, ne circolano veramente pochi, rispetto a quanti ne vengono resi disponibili nelle iniezioni di liquidità perpetrate dalla Banche Centrali. Basterebbero pochi clienti che si presentano in banca in modo inatteso e, purtroppo, la banca non avrebbe da restituire a semplice richiesta quelli che, invece, sono “i tuoi soldi”.

Pertanto, dato che i consigli più semplici sono i più efficaci…, non tenere troppi soldi sul conto corrente!

È vero che, difficilmente, una persona fisica può tenere più di 100.000 euro sul conto: questa norma, però, colpisce anche le persone giuridiche e, al contrario, le aziende possono benissimo disporre di cifre a più zeri depositate sui loro conti.

Inoltre, come ho già scritto in precedenza, la banca ha scarsissimo capitale, proprio nel rispetto delle obbligazioni assunte. Se devi per forza acquistare un bond, tieniti alla larga da quelli bancari.

Quindi, lasciando perdere quanto offerto dal sistema bancario, se tu avessi una buona disponibilità di denaro, dove potresti metterlo al sicuro? Vediamo insieme alcune diverse opzioni.

  • Immobili. Se la tua liquidità è davvero elevata, oltre i 100.000 euro, dovresti seriamente valutare l’investimento immobiliare. Questo, al momento, rappresenta la soluzione migliore per produrre ricchezza, affiancando al tuo capitale altro capitale di terzi. Mentre ripagherai il debito, godrai del flusso di cassa positivo garantito dall’immobile e manterrai il completo controllo dell’operazione.

    Inoltre, avrai anche investito i tuoi soldi in un bene tangibile, concreto, non in un numero scritto in basso a destra su un foglio di carta, che oggi c’è e domani chissà. Infine, l’inflazione sta tornando a salire e le materie prime sono tutte più che raddoppiate. Dato che una casa è un agglomerato di materie prime, non credi che si apprezzerà nell’arco di un anno o due?

    Se vuoi, puoi acquistare direttamente uno degli appartamenti di nostra proprietà, già a reddito, con conduttori selezionati e garantiti. Ciò ti assicurerà un ottimo rendimento sin dal primo giorno. Non preoccuparti: anche se vivi distante da dove l’appartamento è ubicato, con una piccola commissione potrai sempre farlo gestire a noi e l’investimento sarà praticamente passivo.
  • Oro. Che c’è di meglio? Forse, lo diciamo da subito, solo il Bitcoin, che sta cercando di sostituirsi sul podio della riserva di valore. Il metallo giallo, però, ha a mio avviso un vantaggio indiscusso. L’oro che possiedi – quello già estratto, che tieni tra le tue mani – ha costi di possesso praticamente nulli: la maggioranza delle spese associate all’oro avvengono al momento della sua estrazione.

    La famosa criptovaluta, invece, per “mantenersi viva”, necessita di costanti investimenti in hardware ed una ingente spesa in energia elettrica. Puoi leggere numerosi articoli di approfondimento qui sul blog, come ad esempio questo: se, però, hai liquidità in eccesso da parcheggiare al sicuro, non posso che consigliarti BullionVault. Io stesso ne sono cliente e lì tengo, in oro, tutta la mia liquidità in attesa di investimento.
  • Bitcoin. Un’ulteriore possibilità può essere rappresentata dalle criptovalute e, per come la vedo io, Bitcoin è l’unica su cui mi sento di investire. Ho già scritto numerosi articoli qui sul blog a proposito del tema. Investendo in Bitcoin, godrai di un rendimento fino al 6,5%, pagato sempre in Bitcoin. Inoltre, la criptovaluta potrà sempre apprezzarsi in futuro e, se hai letto gli articoli relativi, sai quanto sia elevato questo potenziale: con la stampa selvaggia di denaro fiat in atto, è molto probabile che un bene deflazionistico come Bitcoin costerà sempre di più.
  • Azioni ed obbligazioni (non bancarie). Non mi sento di consigliarle al momento: questi strumenti sono davvero sopravvalutati. Tuttavia, acquistarli è veramente semplice e veloce. Più che le obbligazioni, con rendimenti che potrei definire “esilaranti”, è opportuno preferire le azioni: queste, al contrario, anche in periodi di forte inflazione, mantengono al meglio il loro potere d’acquisto. Se vuoi approfondire l’argomento, ti consiglio di leggere l’articolo che abbiamo già scritto, che mette a confronto azioni ed obbligazioni.

Conclusioni

Foto di Mylene2401 da Pixabay

Temo che questa nuova normativa finirà per punire sempre e solo i deboli. Si passa dalla collettività ad azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100.000 euro: la musica, però, è sempre la stessa. Perché non si possono attuare forme punitive nei confronti del management, anziché sui “soliti noti”? Se ci fossero sanzioni veramente pesanti e severe, potremmo contare su una classe dirigente meno spericolata e più attenta e competente.

È sempre difficile, comunque, decidere come comportarsi di fronte al dissesto finanziario di un grande istituto di credito. Quando gli USA decisero di non aiutare Lehman Brother, lasciandola fallire, ne derivò una crisi finanziaria talmente forte, da costringere il mondo intero a introdurre risorse finanziarie di importo ben più elevato rispetto a quanto sarebbe stato necessario a Lehman per scongiurare il fallimento.

Come ogni medicina, però, amara e non certo gradevole, il mercato dovrebbe essere posto in condizione di auto-regolarsi: ogni società dovrebbe essere lasciata libera di fallire, producendo gli assestamenti dolorosi – ma inevitabili – che sanerebbero la situazione.

Nella pratica, non abbiamo ancora assistito ad un’operazione di bail-in. Ovviamente, auspico di non doverla vedere mai: temo proprio, però, che sarà inevitabile.

Caspita, stavolta è proprio in caso di scriverlo… in bocca al lupo!

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