Inflazione: come questa forza distrugge il tuo potere d’acquisto

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Scritto da Christiano

Agente di commercio, responsabile di area, responsabile di filiale ed infine, dal 2006 ad oggi, direttore della divisione noleggio della più importante società italiana di prefabbricazione metallica leggera. Appassionato di investimenti e sempre alla ricerca di modi per creare ricchezza, dal 2014 il mio obiettivo è diventato quello di raggiungere la libertà finanziaria, magari aiutando anche te…

Che cos’è il denaro?

Lo maneggiamo tutti i giorni. Utilizzandolo possiamo acquistare beni e servizi ed è estremamente naturale per noi ragionare in termini di euro.

Ma ti sei mai chiesto cosa siano veramente i soldi?

Formalmente sono pezzi di carta e metallo, senza alcun valore intrinseco in quanto costituiti da materiale di scarso valore. In pratica non sono altro che un mezzo di scambio, con il quale possiamo trasferire valore da un soggetto ad un altro, conservare i nostri risparmi e prezzare beni o servizi.

Che titolo dare a questo post è stato oggetto di un lungo dibattito con Daniela. Lei aveva suggerito “La storia del denaro” oppure “La storia della moneta”. Alla fine ho scelto di intitolarlo “Inflazione: perdita del potere d’acquisto della moneta”. Infatti non è possibile parlare del denaro senza nominare l’inflazione: essa sarà il comune denominatore che ci accompagnerà, onnipresente, durante tutto il racconto che mi appresto a fare.

L’inflazione in casa nostra viene chiamata “il mostro di Jekyll Island”. Questo perché abbiamo letto tutti insieme l’omonimo libro dei gemelli Tuttle di Francesco Carbone. L’inflazione altro non è che la perdita del potere d’acquisto della moneta, una terribile creatura che tende a divorare i risparmi di una vita.
In pratica i prezzi crescono in maniera più che proporzionale rispetto ai nostri soldi.

Premetto che non sono un economista e neppure un tecnico. Racconto semplicemente la mia verità riguardo a tutti gli argomenti che andremo a trattare. Tale verità deriva dalle informazioni che ho reperito, su libri o risorse online.

Iniziamo il nostro racconto da molto, molto lontano… 

Il baratto

Foto di mali maeder da Pexels

Cosa significa baratto?

SCAMBIO = BARATTO

In pratica paghiamo “in natura”, barattando un bene per un’altro.

Quando nasce il baratto?

Il baratto trova la propria origine nel periodo in cui l’uomo iniziò ad organizzarsi in comunità stanziali. Vivendo insieme ad altri individui, iniziò a sentire la necessità di scambiare valore. Ad esempio, il pescatore dava un pesce all’allevatore in cambio di una brocca di latte.

Scambiare beni e servizi è comodo ma fino ad un certo punto.

Come conservare valore?

Nascono numerosi problemi come, ad esempio, la conservazione del valore. Se il pescatore volesse risparmiare parte della propria ricchezza come potrebbe fare? Il pesce si conserva qualche giorno al massimo…. Una buona moneta deve sicuramente essere non deperibile.

Continuando sempre con l’esempio del pesce, immaginate quanto dovesse essere difficoltoso pagare parzialmente utilizzando un pesce. Una metà oppure un terzo ad esempio. Questo perché il pesce è scarsamente divisibile. Una buona moneta deve essere quindi facilmente divisibile.

Un altro problema è quello di dare il giusto valore alle cose. Quanto costa una brocca di latte? Un certo numero di pesci per il pescatore e, magari, un certo numero di chicchi di grano per il contadino? Non è per niente comodo. 

E cosa fare poi per la contabilità della propria attività? Impensabile avere una valuta specifica sulla base del prodotto che si produce. Ecco perché nacque la necessità di avere una moneta con cui “prezzare” i diversi beni e servizi.

Le caratteristiche di una una buona moneta

Una buona moneta deve avere determinate caratteristiche, infatti, una moneta di qualità deve essere:

  • divisibile: cioè, che può essere facilmente scomposta ed utilizzata per valutare e conteggiare;
  • durevole: nel senso che non si degrada, mantiene il suo valore in quanto non si corrompe;
  • portabile: cioè, facilmente trasferita o trasportata, molto valore in poco peso;
  • riconoscibile: e quindi facilmente valutata dalle parti coinvolte nello scambio commerciale;
  • scarsa: nel senso che la sua quantità totale (lo stock) non deve essere facilmente alterato o moltiplicato;

Il denaro fisico

Per risolvere tutti i problemi legati al baratto, si finì per utilizzare diverse forme di valuta. Non a caso il termine pecunia ha origine proprio dalla parola pecus, che in latino significa gregge.

Ogni civiltà, infatti, scelse una valuta differente: bestiame, riso, conchiglie, thè, pietre colorate ed anche…. pietre calcaree di forma circolare!

Foto di Eric Guinther

Le famose pietre di Rai di cui ho letto nel bellissimo libro di Saifedean Ammous “The Bitcoin Standard: The Decentralized Alternative to Central Banking”.

Queste pietre furono usate sull’isola di Yap, un’isoletta della Micronesia, come particolare forma di valuta per molti secoli.

La storia è molto interessante e vorrei raccontartela!

Sull’isola mancava completamente il calcare e quindi era estremamente difficile e costoso procurarsi queste pietre (esattamente come l’oro adesso… 🧐).

La moneta fu stabile per molto tempo finché un marinaio irlandese di nome David Dean O’Keefe fece naufragio sull’isola.

David, che era un tipo sveglio, capì subito che poteva fare soldi a palate. Non appena riuscì a tornare a casa organizzò una spedizione carica di queste pietre, da scambiare con copra e cetrioli di mare che erano estremamente costosi in oriente.

I capi dei vari villaggi cercarono di impedire la diffusione di queste pietre, dicendo che erano in realtà diverse da quelle che circolavano sull’isola, tuttavia agli abitanti questo non sembrava affatto logico.
Quelle pietre, infatti, erano esattamente uguali a quelle già in uso.

L’economia dell’isola implose in quanto beni e servizi iniziarono a costare molto di più in quanto c’erano molte più pietre a disposizione sull’isola. Sull’isola era sbarcato il “mostro di Jekyll Island”, l’inflazione.

La prima moneta

Classical Numismatic Group, Inc.

In seguito, come mezzo di pagamento, si arrivò all’utilizzo delle monete, realizzate similmente ad oggi.

La prima moneta si pensa fu coniata dal re Creso di Lidia, l’attuale Turchia, attorno al 685 prima di Cristo. Questo primo esemplare era formato da una lega di oro ed argento chiamata elettro che può essere trovata anche in natura. 

Prima di proseguire vorrei spiegarvi da dove deriva il termine “moneta”. Tale termine si crede sia correlato ad un avvenimento leggendario chiamato le “Oche del Campidoglio”.

Le oche del Campidoglio

La storia racconta che i Galli stavano attaccando Roma ed i Romani erano assediati al Campidoglio. Sul colle c’era un tempio dedicato alla dea Giunone ed erano presenti anche numerose oche, animali sacri alla dea. Quando le oche sentirono i Galli, che furtivamente stavano cercando di prendere alla sprovvista i rifugiati, iniziarono a starnazzare rumorosamente, avvertendoli del pericolo. Da quel momento Giunone prese l’appellativo “moneta”, che significa avvisatrice in quanto i Romani erano convinti di essersi salvati proprio grazie al suo intervento divino. Vicino al tempio della dea Giunone fu poi edificata la zecca, che venne messa sotto la protezione della Dea Moneta. Fu il popolo a trasferire l’appellativo prima alla zecca, e successivamente a quello che veniva prodotto al suo interno, le monete.

Per coniare le monete fu naturale utilizzare i metalli, tipicamente oro, argento e rame.

Essendo costituite da metallo prezioso era facile valutarne il valore. Durante gli scambi commerciali le monete delle varie civiltà potevano essere liberamente scambiate. Era sufficiente calcolare la quantità di metallo prezioso contenuta all’interno.

Colgo l’occasione per parlarvi del fenomeno delle “tosature”. Molto utile per capire pienamente l’intero concetto che stiamo cercando di trattare. Il fenomeno era diffuso tra il popolo, che cercava di trattenere illecitamente parte del valore che cedeva pagando beni o servizi. Ma anche lo Stato non era estraneo al fenomeno e spesso cercava di imbrogliare a sua volta i cittadini.

Come?

Coniando monete che contenevano meno metallo prezioso di quello che in realtà doveva esserci.
Le monete venivano pesate e controllate e venivano punzonate per attestarne la bontà. In realtà , se il marchio era statale, lo Stato prometteva di accettarle, a prescindere, senza controllare quanto metallo prezioso fosse contenuto al loro interno.

La prima banconota

La prima banconota – Cina, dinastia Song

Il primo paese ad introdurre le banconote fu la Cina, 1.600 anni dopo la nascita della prima moneta. Nell’806 dopo Cristo, infatti, l’imperatore cinese Hien Tsung introdusse la prima banconota con lo scopo di semplificare il commercio, evitando lo scambio fisico di grosse quantità di monete.

Chiunque disponesse di metallo prezioso aveva l’opportunità di metterlo al sicuro nei forzieri di operatori specializzati. In cambio riceveva un “pezzo di carta” che ne attestava la proprietà. Non a caso il nome “banconota” deriva proprio da “nota del banco”.

La cartamoneta fu il cavallo di Troia con il quale si passò sempre di più da un valore intrinseco (il contenuto di metallo prezioso associato) ad uno esclusivamente fiduciario (un valore basato unicamente sulla fiducia che il pezzo di carta venisse effettivamente accettato). La banconota, infatti, poteva essere emessa anche per valori nominali superiori alla quantità di metallo depositato a garanzia, incorporando, di fatto, una leva finanziaria.

Col passare del tempo alle banconote fu riconosciuto valore legale e mediante la concessione di prestiti, gli istituti di credito iniziarono a stampare sempre più cartamoneta forti del fatto che, con estrema difficoltà, tutti i depositari avrebbero richiesto contemporaneamente di riavere indietro il proprio oro.

A partire dal 19° secolo si affermò il Gold Standard (sistema aureo). L’oro era usato come riferimento, tuttavia iniziarono a circolare sempre meno monete d’oro e sempre più banconote. Durante il periodo del Gold Standard per poter stampare cartamoneta era necessario avere, a garanzia, l’oro necessario nei propri forzieri. Non come adesso! 😂

La prima guerra mondiale

Foto di OneGo da Pixabay

Facciamo un’altro salto in avanti dalla creazione della prima moneta, di poco più di 1.000 anni, per arrivare alla prima guerra mondiale.

Semplificando molto la cosa, dal punto di vista economico, cosa accadde?

I paesi belligeranti inviarono oro negli Stati Uniti d’America in cambio di armi e rifornimenti per gli eserciti. Iniziarono anche a “tosare” il reale valore delle loro valute. Come? Stampandole in quantità ben maggiori all’oro contenuto nei loro forzieri.

Il reale potere d’acquisto crollò da un minimo del 20% per il Regno Unito, fino a pressoché nulla per l’impero austro-ungarico e la Germania. L’Italia “se la cavò” con una perdita di circa il 60% del potere d’acquisto.

Ricordo ancora i racconti del mio bisnonno Aristide.

Tornato dalla prima guerra mondiale, si rese conto che da benestante era diventato estremamente povero. La mia famiglia aveva prestato soldi ad altre famiglie in difficoltà e, tra i prestiti che non furono onorati e la perdita di potere d’acquisto…rimase ben poco dei risparmi faticosamente accumulati nel corso degli anni.

Iperinflazione

Foto di K. H. J. / MCI da Pixabay

Conoscete la Repubblica di Weimar?

Fu il fallito tentativo di instaurare una democrazia liberale nel periodo intercorso tra le due guerre mondiali. Nel 1933 Adolf Hitler si impadronì del potere probabilmente proprio perchè fu aiutato dal grave collasso economico dovuto alla stampa selvaggia di banconote.

Cosa successe esattamente?

La Germania usci male dal primo conflitto mondiale. Con il trattato di Versailles aveva grossi debiti di guerra da onorare nei confronti dei paesi vittoriosi. Finirono per stampare ingenti quantità di cartamoneta allo scopo di, citando Krugman,“trasferire risorse reali mediante la stampa di moneta con cui acquistare beni e servizi”.

Vi ricorda qualcosa?

Cosa sta succedendo proprio adesso???

La seconda guerra mondiale

Foto di herb1979 da Pixabay

Arriviamo al più grande conflitto bellico della storia, la seconda guerra mondiale.

Al termine del conflitto, che costò la vita a circa 60 milioni di persone, ci furono gli accordi di Bretton Woods e l’oro tornò nuovamente come riferimento indiscusso.

Nell’insieme di regole che scaturì da questo trattato, il mondo venne trasformato in un sistema dollaro centrico. Furono definiti dei cambi fissi tra le varie valute, fissando il dollaro come riferimento in quanto era l’unica valuta che poteva essere convertita in oro.

La valuta statunitense diventò quindi la moneta di riserva mondiale per eccellenza in quanto era possibile convertirla in oro in qualunque momento.

A titolo di curiosità riporto che il “cambio dollaro-oro” era fissato a 35 dollari l’oncia.

Nel momento in cui sto scrivendo queste parole siamo ben oltre 2.000 dollari l’oncia. Quasi un 6% capitalizzato netto in 76 anni! In pratica il nostro capitale si sarebbe moltiplicato di circa 60 volte… Mica male!

La svalutazione del dollaro

Foto di VIVIANE MONCONDUIT da Pixabay

Gli Stati Uniti iniziarono a comprare, in dollari, beni e servizi da tutto il mondo. Questo iniziò a sollevare qualche perplessità. In molti, infatti, iniziavano a pensare di essere all’interno di un sistema economico asimmetrico.

Perché questa sfiducia?

Citando l’economista americano Barry Eichengreen, “al governo americano costa pochi centesimi stampare una banconota da 100 dollari ma gli altri paesi devono produrre 100 dollari di beni e servizi tangibili per otterne una”.

Ma i dollari erano convertibili in oro, perché mai non ci si dovrebbe fidare?

La mancanza di fiducia risiedeva nel fatto che non si era sicuri che gli Stati Uniti stessero mantenendo un corretto rapporto tra la massa monetaria, i dollari che circolavano per il mondo, e l’oro conservato nei suoi forzieri. C’era l’oro necessario a garanzia degli impegni assunti???

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la Francia aveva messo al sicuro negli USA la propria riserva aurea. Nel febbraio del 1965, proprio a causa di questi timori, il generale De Gaulle inviò la marina militare francese a recuperarla.

Molti altri paesi seguirono l’esempio francese e molto oro uscì dai forzieri americani.

La nascita della moneta fiat

Foto di Karthikeyan Perumal da Pexels

In seguito, Richard Nixon, presidente americano conosciuto per il “Water gate”, a mio parere, commise un fatto ben più significativo… Infatti, nel famoso discorso del 15 agosto 1971, annunciò al mondo intero che la festa era finita: non sarebbe stato più possibile convertire dollari per oro.

La moneta fiat era ufficialmente nata. 

Ma cos’è la valuta fiat? Citando nuovamente Wikipedia. “Per moneta fiat si intende uno strumento di pagamento non coperto da riserve di altri materiali (tipicamente oro) e quindi privo di valore intrinseco.”. Per valore intrinseco si intende il valore che il metallo conferisce all’oggetto per il fatto stesso che  è costituito da oro (o argento).

Con la perdita di valore intrinseco la scollatura tra la quantità d’oro presente nelle casse delle rispettive Banche Centrali aumentò a dismisura.

Il denaro di plastica

Foto di Pixabay da Pexels

A partire dagli anni 50 negli Stati Uniti iniziò a diffondersi il concetto di carta di credito.

Diners Club aggiunse in seguito anche la possibilità di usufruire di un credito revolving, cioè di un debito senza un piano di ammortamento preciso. Questo concetto ha minato alle fondamenta l’atteggiamento che molti miei contemporanei utilizzano quando decidono se indebitarsi o meno per acquistare qualche passività…

Ma qual’è il problema?

Il problema è che non pensano neppure a quanti interessi pagheranno per spalmare il loro acquisto nel tempo. A loro interessa solamente quanto pagheranno al mese!

Sia chiaro, il credito è sempre esistito, fin dal tempo degli Assiro-Babilonesi ma è l’uso che se ne fa che determina se si è fatto un investimento o meno. Spesso, infatti, si ricorre al debito per consentire di realizzare spese di ingente importo pagando poco per volta, con l’applicazione di un tasso di interesse.

Quando si compra a credito, infatti, in pratica si “ipoteca il futuro”. Si consente il trasferimento di un bene o servizio senza utilizzare denaro già disponibile al momento dell’acquisto, creando appunto un’aumento della massa monetaria.

Utilizzando una carta di credito infatti, tutti gli acquisti vengono raggruppati ed addebitati in un’unica soluzione, tipicamente il 15 del mese successivo. Dal momento che spendiamo risorse che, di fatto, “non sono ancora state create” la massa monetaria, la quantità di moneta che era già in circolo, viene aumentata drasticamente.

Qualora si ricorra al credito revolving, questo incremento non viene completamente riassorbito nel mese successivo ma continua lentamente ad espandersi.

Il denaro virtuale

Foto di mohamed Hassan da Pixabay

La prima forma di denaro virtuale, Ecash, fu teorizzata nel 1983 da David Chaum ma per avere la prima vera cripto valuta di successo dobbiamo attendere il 2008 quando il Bitcoin venne inventato da Satoshi Nakamoto.

Robert Kiyosaki chiama questa moneta “people’s money”, che si può tradurre in “soldi delle persone”. Questo perché Bitcoin è una valuta decentralizzata, cioè non è emessa da alcuna Banca Centrale.

Il concetto alla base di Bitcoin è incredibilmente rivoluzionario.

Per comprendere a fondo questa criptovaluta dobbiamo prima capire il concetto chiave dello “stock-to-flow”, cioè il rapporto tra riserva e flusso. In pratica quanta nuova moneta viene creata rispetto alla quantità di moneta già presente all’interno del sistema.

Perché è importante questo concetto? Perché, sostanzialmente, stiamo descrivendo l’inflazione.

L’inflazione è un aumento del prezzo reale di beni e servizi causato dalla perdita di valore d’acquisto della moneta. Credo sia estremamente evidente che, se immettiamo altra moneta all’interno di un sistema, non si fa altro che diluire il valore della moneta stessa, in pratica la si svaluta.

Ad esempio, pensate ad una società quotata in borsa che procede ad un aumento di capitale. Se il capitale sociale di questa ipotetica azienda è composto da 1.000 azioni che al momento quotano 10 euro, cosa pensate possa succedere se viene annunciato un aumento di capitale di altre 1.000 azioni? In modo molto spiccio, come pensate che reagirebbe il mercato?

Lasciando stare le aspettative, le prospettive di crescita legate all’utilizzo delle nuove risorse e mille altri aspetti, il mercato penserebbe che se la società valeva 10.000 euro, dovrà valere circa la stessa cifra anche dopo la creazione di queste nuove azioni.

La situazione sarebbe la seguente.

PRIMA DELL’AUMENTO
1.000 azioni x € 10 = € 10.000 capitalizzazione di mercato

DOPO L’AUMENTO
2.000 azioni x € 5 = € 10.000 capitalizzazione di mercato

IL valore intrinseco

La stessa cosa avviene con il denaro. Se si stampa denaro in pratica se ne diluisce il valore. Sarebbe più che logico utilizzarne una quantità maggiore per acquistare il medesimo bene o servizio. In pratica si è perso potere d’acquisto.

Se è importante per voi conservare valore, è evidente che dovete riporre la vostra ricchezza dove questo fenomeno è ridotto al minimo. Vi consiglio di leggere l’articolo che ho scritto su BullionVault, un servizio che io stesso utilizzo.

Bitcoin è costruito sul concetto dello stock-to-flow in quanto con regolarità la creazione di nuova moneta viene dimezzata, andando a ridurre costantemente la sua perdita di valore d’acquisto. 

Aggiungo che molti pensano che, essendo bitcoin una criptovaluta, non abbia alcun sottostante, nessun valore intrinseco e che sia una valuta basata, come per la moneta fiat, esclusivamente sulla fiducia.

Personalmente non sono d’accordo.

Dietro al BTC ci sono gli enormi investimenti e le spese tangibili dei miners, che tengono attiva la rete dove avvengono tutti gli scambi ed una rete ha un’enorme valore (pensiamo a Visa, Mastercard, Paypal, American Express, ecc. ecc.). In questa rete le transazioni vengono verificate e scritte indelebilmente nel libro mastro che contiene tutti gli scambi, e le creazioni di nuova valuta, mai esistite: la famosa blockchain.

“L’utilità ed in valore di una rete sono proporzionali al quadrato del numero degli utenti.”

Robert Metcalfe, inventore della rete ethernet e creatore della legge di Metcalfe.

Fatevi un pò di conti! 😂

Bitcoin presenta numerosi vantaggi che lo rendono, per alcuni specifici aspetti, addirittura superiore all’oro.

Quale futuro?

Foto di Johannes Plenio da Pexels

Con la stampa selvaggia di cartamoneta che tutte le banche centrali stanno mettendo in atto, quale futuro ci aspetta?
Il tesoro degli Stati Uniti ha emesso più di 3 “trilioni” di dollari nel solo primo trimestre del 2020. Siamo talmente assuefatti a questi numeri fantagalattici… ma ragioniamoci bene sopra… stiamo parlando di oltre 3 mila miliardi di dollari!!!

3.000.000.000.000 di dollari!!! 😵

Se mettessimo in pila 3.000 miliardi di monete da un dollaro otterremmo una colonna così alta che ci vorrebbero più di 20 secondi, alla velocità della luce, per percorrerla tutta. Molte più volte della distanza tra la terra e la luna! Mentre utilizzando banconote da 100 dollari otterremmo una pila che rivaleggerebbe con le più alte vette della Marmolada!

Allo stesso modo  tutti i bilanci delle banche centrali sono espansi letteralmente alle stelle così come i debiti degli Stati e di numerose aziende decotte.

Personalmente non posseggo la sfera di cristallo tuttavia posso preconizzare un (fosco) futuro in cui una nuova valuta entrerà nelle nostre tasche… ovviamente svalutando copiosamente il nostro potere d’acquisto. 😬

In molti pensano che la SDR (Special Drawing Rights), la valuta con la quale l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) contabilizza tutte le transazioni nelle differenti valute fiat, possa rappresentare la futura unità di conto mondiale.

La guerra al contante

Inoltre, come non notare la guerra al contante? L’ultimo centimetro di libertà che ancora ci rimane! Entrerà nelle nostre tasche una criptovaluta fiat allo scopo di eliminare il problema alla fonte? Chi lo sa… l’euro digitale è già in corso di sperimentazione e la Cina ha appena regalato a numerosi cittadini yuan digitali, facendoli comparire direttamente nei loro wallet (portafoglio digitale).

“Quelle base? En vérité, on ne voit pas qu’il puisse y avoir réellement de critère, d’étalon autre que l’Or.”

Charles De Gaulle

Ti consiglio di visionare il filmato dell’epoca dove il grande De Gaulle parla dell’argomento. Con questa epica frase il generale afferma che non riesce a vedere altro standard, se non l’oro.

Non posso che essere d’accordo con il grande Charles De Gaulle!

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